Come stanno cambiando la professione, l'approccio alla progettazione, i criteri di stima immobiliare alla luce del nuovo panorama normativo

E' il titolo del seminario che nel mese di novembre, in occasione della manifestazione di ECOMONDO 2019, ANPAR, insieme a GBC Italia, ha organizzato per fare un approfondimento proprio sulle ripercussioni che le recenti direttive europee e i relativi recepimenti dei paesi membri stanno avendo sull'intera filiera dell'edilizia.
Il seminario ha ricevuto il patrocinio di UNIONCAMERE oltre ad aver avuto la partecipazione di ENEA.
Si coglie, pertanto, l'occasione per ringraziare tutti relatori partecipanti al seminario che, con la qualità dei loro interventi, hanno contribuito, in modo esaustivo, a rispondere alle oggetto dell'incontro facendo luce su come si sta evolvendo tutto il settore edilizio

Per quanto attiene l'argomento del presente articolo, nel periodo storico attuale, si sta avendo sempre più coscienza dell'importanza di ridurre gli impatti dell'attività umana nell'ambiente; anche il settore dell'edilizia non è rimasto indifferente.
Anzi, ad onor del vero, il settore dell'edilizia stava vedendo, già da parecchi anni, il fiorire di una serie di approcci alla progettazione aventi come obbiettivo comune la sostenibilità: basti pensare alla Bio Architettura, la Bioclimatica, e a tutti i sistemi di certificazione volontaria quali LEED, BREAM, Protocollo ITACA, per citarne alcuni esempi.
Questo perché l'edilizia rappresenta uno dei settori più "impattanti" dal punto di vista ambientale in ambito di inquinamento prodotto dall'attività, consumo di materie prime e produzione di rifiuti.
Secondo il Global Status Report 2017 (USA), Il settore Edile (residenziale, non residenziale, industriale) rappresenta circa il 36% del consumo globale finale di energia e il 39% di emissioni di CO2 legate all'energia consumata; senza contare il consumo del suolo.

La sostenibilità ambientale, quindi, non può più essere interpretata come un valore aggiunto da perseguire secondo logiche meramente dettate dalla convenienza economica o da una maturazione di una coscienza civica ambientale.
Ai fini di soddisfare le ambizioni climatiche stabiliti nell'accordo di Parigi (2015), il consumo energetico (riferito a mq) per l'intero settore dovrà essere ridotto del 30% entro il 2030; è per questo motivo che l'UE e i paesi membri, hanno, stanno e metteranno in atto una serie di iniziative e/o provvedimenti al fine di ridurre gli impatti ambientali dell'intero settore Edile.
L'Italia è stato il primo paese europeo ad imporre un obbligo di legge per il rispetto di criteri ambientali nella progettazione e nella realizzazione di tutte le opere, di qualsiasi importo, che riguardano la pubblica amministrazione.
Le recenti normative quali PAN GPP (piano Nazionale di Azione Green Public Procurement), la modifica del codice degli appalti, i CAM (Criteri Ambientali Minimi) - obbligatori per tutte le opere pubbliche di qualsiasi natura ed importo a cui le 17 categorie si riferiscono, e le altre che verranno, quali ad esempio i CAM per settore delle infrastrutture (in cui ANPAR , insieme al Mistero e alle altre associazioni di categorie è direttamente coinvolta) sono destinati a modificare drasticamente le modalità di pianificazione, progettazione, realizzazione (recupero) del futuro patrimonio edilizio.
Si sta vivendo un periodo di transizione tra una attuale economia del riciclo (Recycling Economy) a quella che viene denominata Economia Circolare (Circular Economy) in cui vengono analizzati tutti gli aspetti, dal consumo delle materie prime per la realizzazione di un'opera (o prodotto) a quelli derivanti dal riciclo/riuso e, nel caso di un edificio, manutenzione, gestione e decommision.

Si sta inoltre prefigurando, anche nel settore edile un nuovo modo di pensare: Life Cycle Thinkin (LCT) il quale considera le conseguenze economiche, ambientali e sociali di un prodotto (o processo), nell'arco dell'intero suo ciclo di vita.
Pertanto, anche la progettazione e la realizzazione di immobili ed infrastrutture terranno sempre più in conto il costo globale di un edificio nell'intero arco del suo ciclo di vita; questo comporta quindi tenere in considerazione i costi di pianificazione, di progettazione, di realizzazione, di acquisto, di uso di gestione e manutenzione ed in ultimo, la dismissione fino ad arrivare a "chiudere il cerchio" recuperando i rifiuti prodotti dalla sua demolizione a fine vita per ottenere materie prime seconde da utilizzare poi in un nuovo progetto edilizio (o all'interno di nuovi materiali).
Cambiando l'approccio alla progettazione sarà pertanto fondamentale sia il ruolo delle università, sia quello degli ordini professionali nel formare i professionisti.
Un grande aiuto, nella gestione dell'intero processo edilizio, potrebbe venire inoltre dagli strumenti informatici quali ad esempio il BIM il quale potrebbe essere integrato con le informazioni riguardanti le caratteristiche e perfomance ambientali dei singoli componenti edilizi (quali ad esempio LCA, EPD ecc...)
Anche la ricerca sta approntando programmi nazionali dedicati, quali ad esempio quello riguardanti le "Tecnologie per il greening del patrimonio edilizio e delle infrastrutture civili" il cui ambizioso obbiettivo è quello di creare un Parco Nazionale degli edifici decarbonizzato ad alta efficienza entro il 2050 il cui responsabile è il professor Francesco Asdrubali dell'Università degli Studi di Roma 3.

Altri progetti di ricerca sono condotti invece da ENEA;una divisione del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali riguarda l'uso efficiente delle risorse e chiusura dei cicli; organizzato in tre laboratori, opera nel settore della gestione sostenibile del ciclo dei rifiuti, delle risorse idriche, del recupero/riciclo di materie prime seconde.
L'obbiettivo è quello di promuovere l'eco-innovazione dei processi produttivi e l'implementazione di programmi di ecologia industriale per sistemi manufatturieri avanzati.
Numerosi sono quindi i progetti in cui ENEA è coinvolta alcuni dei quali, ad esempio i progetti CONDEREFF e DECORUM, riguardano anche il recupero dei rifiuti da C&D.
Il primo vede il coinvolgimento di 7 Paesi Europei e mira a favorire lo scambio di esperienze sulle procedute di gestione dei rifiuti da C&D, cercando di indirizzare i paesi verso l'adozione e lo sfruttamento delle migliori pratiche applicate nel settore.
Il secondo, nato all'interno del POR Regione Lazio, consiste nella realizzazione di una piattaforma di supporto a tutti gli attori coinvolti nelle varie fasi di progettazione e realizzazione delle opere per garantire la reperibilità e l'affidabilità dei materiali riciclati.

Un altro fattore interessante di questa rivoluzione in atto è che anche la finanza non è rimasta indifferente. Sono e saranno previsti, da parte della BEI, cospicui investimenti nel settore della Green Economy destinati sia alle pubbliche amministrazioni, sia ai privati; uno degli ultimi progetti presentati, riguarda ad esempio un piano per la riqualificazione dell'edilizia scolastica con circa 9000 interventi realizzati dal MIUR con i contributi della BEI e la Cassa Depositi e Prestiti per un investimento complessivo di circa 5,4 MLD.
Importanti istituti di credito si stanno attrezzando per concedere mutui a tassi di interesse differenziati a seconda che si faccia un determinato tipo di intervento "green" o meno e questo non vale solo per le nuove costruzioni ma anche per interventi di ristrutturazione edilizia.
Salvi rari casi in cui la sostenibilità ambientale è, da anni, un vero e proprio core business, l'interesse degli istituti di credito non è casuale ed è mosso dal fatto che il rischio di investimento su un immobile "green" sembra essere minore rispetto a quello per un immobile tradizionale.
Una ricerca del 2018, "Green Building Valore e Tendenze" condotta da Rebuid, CBRE, GBCI evidenzia come il mercato immobiliare premia gli immobili certificati "green" con un aumento del valore commerciale compreso tra il 7 e l'11% e una diminuzione del periodo di invenduto; stesso discorso per le locazioni, in cui si registra solo un 7% di immobili sfitti dopo 30 mesi dalla realizzazione.
Quindi, se da un lato i CAM edilizia hanno imposto un obbligo valido solo (fino ad oggi) per interventi di Pubblica Amministrazione, il differenziare l'accesso al credito, privilegiando quelle opere che rispettino determinati requisiti ambientali e energetici, estende, di fatto, questa "rivoluzione" anche ai privati.
Sarà quindi destinata inesorabilmente a cambiare, da qui a qualche anno, la concezione dell'edilizia la quale passerà da "quantitativa" a qualitativa.
In un mondo che si sta muovendo sempre di più in un'ottica circolare, i prodotti riciclati acquisteranno sempre più valore ed importanza.
Infatti, in attesa dell'emanazione dei CAM Strade (in cui i quantitativi di utilizzo di materiale di recupero potrebbero essere di gran lunga superiori a quelli fino ad oggi utilizzati nelle costruzioni), nei CAM edilizia, facendo riferimento ai "Criteri comuni a tutti componenti edilizi", la materia recuperata o riciclata deve essere pari ad almeno il 15% in peso valutato sul totale di tutti i materiali utilizzati e almeno il 5% per quanto riguardano i prefabbricati in CLS.
Al fine di verificare il rispetto delle prescrizioni normative, il progettista dovrà fornire un elenco dei materiali costituiti e il loro peso rispetto al totale dei materiali utilizzati per l'edificio.

La percentuale di materiale riciclato dovrà essere dimostrato tramite una dichiarazione ambientale di tipo III conforme alla norma UNI EN 15804 e ISO 14025; una certificazione di prodotto rilasciata da un organismo di valutazione della conformità che attesti il contenuto di riciclaggio attraverso l'esplicitazione del bilancio di massa come Remade in Italy, Plastica seconda vita o equivalenti; una certificazione di prodotto rilasciata da un organismo di valutazione della conformità che ne attesti il contenuto di riciclaggio la verifica di una autodichiarazione ambientale (del produttore) conforme alla norma ISO 14021.
Già dalla lettura delle modalità di verifiche sopra citate e riportate al punto 2.4.1.4 del DM del 11/10/2017 risulta evidente come questa "rivoluzione" stia investendo tutti gli stakeholders del settore:
• i professionisti, ai quali sarà sempre di più richiesto una specificità nella gestione dell'intero processo progettuale e realizzativo nonché una approfondita conoscenza dei materiali;
• i produttori di materiali, i quali dovranno investire in R&S modificando eventualmente il proprio sistema produttivo al fine di proporre nuove soluzioni eco innovative;
• le imprese di costruzione, per le quali è richiesta, sempre di più, una maggiore sensibilità ambientale che va dall'utilizzo di mezzi che rientrano nella categoria EEV (Enhanced Environmentally- friendly Vehicle), alle diverse misure da adottare per ridurre gli impatti (rumore, polveri, consumo idrico) dovuti alle attività di cantiere, alla formazione del proprio personale con particolare riguardo al sistema di gestione ambientale proprio dei suddetti impatti.
La rivoluzione in atto, tuttavia, deve affrontare dei limiti e delle criticità date da molteplici fattori quali:
• un mercato non ancora del tutto pronto soprattutto per quanto riguarda la loro conformità ai CAM non solo per ciò che concerne il quantitativo di riciclato nei vari prodotti, ma anche per la scarsa disponibilità di prodotti dotati delle certificazioni richieste;
• la necessità di trovare ancora una normalizzazione dei risultati ottenuti in termine di Life Cycle Assessment (LCA) al fine di quantificare l'impatto complessivo di un'opera (quale ad esempio un edificio). Tematica, quella dell'LCA, estremamente complessa e meritevole di successivi approfondimenti;
• la necessità di formare i progettisti e le stazioni appaltanti (queste ultime per le verifiche in fase di esecuzione del contratto); questo è un altro aspetto fondamentale in cui le università e i vari ordini professionali hanno e avranno un ruolo determinante.
In conclusione, le nuove disposizioni normative che da qualche anno sono state emanate al fine di andare sempre di più verso una Economia Circolare stanno profondamente rivoluzionando l'intera filiera edilizia. Esse costituiscono non solo un contributo determinante per stimolare il mercato delle materie prime seconde e dei prodotti con il contenuto di riciclato (il peso economico degli acquisti apportato dalla Pubblica Amministrazione si stima sia pari al 10,4% del PIL corrispondente a circa 170 Miliardi di euro1) ma, allo stesso tempo, son una occasione per fare ricerca, per innovare e migliorare la capacità competitiva delle imprese, rappresentando un vero e proprio strumento di politica industriale orientata alla sostenibilità ambientale ed una opportunità di crescita.
Lo sforzo richiesto è enorme e coinvolge tutti gli attori della filiera edilizia dalle imprese esecutrici ai fornitori di materiali, di servizi, ai professionisti i quali dovranno avere competenze sempre più specifiche in materia e si troveranno a gestire un processo enormemente più complesso per il quale saranno costretti a strutturarsi in team multidisciplinari sempre più specializzati e certificati.
Sarebbe auspicabile che venissero presi in considerazione degli incentivi volti alla formazione ed alla certificazione dei professionisti e delle imprese costruttrici così come sarebbe fondamentale, almeno per una prima fase, che l'ente pubblico nel fissare l'importo a base d'asta, tenga in considerazione gli sforzi, come sopra specificati, del sistema imprenditoriale e dei professionisti per adeguarsi ai nuovi requisiti produttivi e di gestione ambientale.

 

 

 

1Public Procurement Indicators 2015 -DG GROW G4 - Innovative and E-Procurement